GABRIELE CIAMPI: SIAE CI RAPPRESENTA NEL MONDO – Da Roma alla Casa Bianca con carta, matita e pianoforte

Gabriele Ciampi_IMG_0314_b(@GCiampiMusic)

25 maggio 2016 – «SIAE garantisce in maniera uniforme autori ed editori e io sono d’accordo con la causa. Mi interessa che ci sia un’istituzione italiana che ci rappresenta nel mondo, e che sia riconosciuta in America come in Giappone, come di fatto è».

Gabriele Ciampi, il compositore romano che si è esibito lo scorso anno alla Casa Bianca, intervistato in occasione del Premio Barocco 2016 che gli sarà consegnato venerdì, racconta la sua scelta di vivere in America ma di confezionare la sua musica in Italia.

Residente a Los Angeles, in settembre compie quarant’anni ed è iscritto alla Società Italiana degli Autori ed Editori da venti. Ha ricevuto numerosi premi e il 2 giugno eseguirà in prima assoluta all’Ambasciata di Washington il brano che ha composto per i 70 anni della Repubblica Italiana.

«I famosi “cervelli in fuga” lasciano il nostro paese e contribuiscono con la loro attività a rendere importante un altro stato: su questo dovremmo riflettere. Tra dieci, quindici anni io voglio tornare stabilmente a vivere in Italia e spero di poter contribuire nel mio piccolo alla crescita artistica del nostro Bel Paese. Passo la maggior parte del tempo in America e ho la cittadinanza americana, nonostante questo continuo a sentirmi in prestito. La mia CentOrchestra è composta soprattutto da musicisti italiani con un’età media di 28 anni, ho lo studio di registrazione in Italia, vengo qui per i miei concerti e qui presenterò il mio nuovo album in uscita a fine anno. Poi, purtroppo, càpita che in America le opportunità siano maggiori, anche se sono gli stranieri a costituire la loro forza artistica».

«In Italia sfondano personaggi costruiti mediaticamente, e si dà poca importanza alla figura del compositore. Si parla più del pianista famoso o del celebre direttore d’orchestra, dimenticando che il compositore è il terreno su cui nasce il castello. Compositore, esecutore e direttore d’orchestra viaggiano su binari paralleli che non si incontrano mai. Un altro problema italiano: quando si presenta un nuovo progetto gli occhi della critica sono tutti puntati a scovare l’errore e, al contrario, non si dice mai nulla di male sui nomi più affermati. In America non si fanno distinzioni: se fai male, che tu sia un emergente o un grande, te lo dicono».

L’intervista completa sul sito www.siae.it

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