Le Interviste di Allinfo.it : Mama Marjas

Mama Marjas

Sabato 19 e domenica 27 dicembre MAMA MARJAS sarà in concerto nella sua Puglia con due imperdibili date, per presentare il suo ultimo disco “MAMA”.
Mama è un tipo davvero speciale. Già ascoltando la sua  voce la puoi intuire  ragazza determinata che sa cosa pretendere dalla sua musica.

Ha da poco pubblicato un album che porta il suo nome e un video che accompagna il  suo primo singolo : “Poco Poco”.

Come è nata l’idea del video?

Poco poco è un video che porta avanti un genere come il Dembow che è un ballo che esalta le sonorità musicali che mi piacciono e fanno parte di me che sono della Repubblica Domenicana. Per chi non lo conosce può sembrare un ballo provocatorio ma non è così. Dietro a questo video c’è il desiderio   di mettere  in mostra tutta la musica che mi piace e non è un caso che sia estratto da un  disco che  si chiama come me, Mama appunto come Marjas ma anche come “Mama Africa”.

Sentendoti parlare di questo disco, ascoltando le tue canzoni ma, soprattutto, guardando ai generi che proproni, il disco mi sembra l’incontro tra due realtà: quella dell’Africa che leggo al femminile in cui le donne hanno carattere e portano avanti la società e,  dall’altra, quella del mondo reagge che appare assai  maschile?

Sì l’Universo in cui mi muovo è  prevalentemente  maschile. In Italia poche donne propongono  generi musicali come quelli che io suono. In questo senso trovo che l’Africa e la Puglia non siano  tanto differenti. Per ambedue le culture ha valore la  musica popolare.  la Musica ha il sapore della festa perché, in origine, suonata per festeggiare la conclusione della giornata lavorativa.
Io sono una appassionata della musica Africana e delle sue radici sparse per il Mondo visto che da sempre viaggia per il mondo divenendo radice  di altre culture.

Per te cosa  rappresenta la tua radice Afro?

Lo strumento che ancora oggi mi permette di vivere la  musica come una opportunità di liberazione. La stessa  che provo sia  ballando, festeggiando sia pregando. La credo capace di donarmi la serenità di cui spesso vado in cerca.

Mi parli un po’ di questo tuo disco?

Questo disco è la mia prima volta dopo dieci anni di produzioni diverse che non mi hanno vista protagonista al 100% come, invece è stato in questa ultima fatica. In Mama Marjas  ho scritto interamente le musiche e i testi. Sentivo dentro l’esigenza di parlare di me e ancor  di più di tirare fuori cose che gli altri – e un po’ anche me stessa  – non avevano mai ascoltato.

Il filo conduttore del disco, quindi?

Proporre musica  cavalcando melodie italiane con ritmiche differenti.

In questa sua presa di coscienza nei confronti della musica sono stati determinati quali incontri?

Ho iniziato la mia avventura che era nel 2004 e sono passati ben 11 anni. Nell’arco di questo lungo tempo,  tutto ciò che è vissuto è stato fondamentale per la mia crescita. A 29 anni ho capito che dovevo prima di tutto dimostrare a me stessa di essere capace di realizzare un collage delle musiche che ho creduto essere fondamentali. Quindi se mi chiedi chi sia stato determinante ti rispondo tutti.

Che tipi di musica ascolti?

Io ascolto la salsa , la samba, il merenghe quasi tutti i giorni perché ascolto musica on-line.

Qual è stata la difficoltà maggiore che hai incontrato realizzando Mama Marjas?

Strada facendo mi sono accorta che il disco era complicato da fare perché l’Italia, a volte, non la trovo il paese adatto  a favorire progetti come questi tenuto conto che è difficile trovare musicisti capaci di suonare questi generi. Sarà che l’Italia è davvero poco multietnica. Con gli ultimi avvenimenti legati al fenomeno dell’immigrazione la gente non solo si mostra divisa ma anche critica e cosa ben peggiore aperta ad una certa chiusura mentale.
Se in Francia un senegalese può anche lavorare in banca  in Italia, per l’immaginario collettivo,  può vendere solo collane sulla spiaggia o accendini per la strada.
Abbiamo perso l’opportunità di indagare le culture che il destino ci mette sulla strada e possono essere una opportunità di approfondimento, di conoscenza.

La Puglia è stata per te un terreno fertile visto che Puglia Sounds ha deciso di  sposare totalmente questo tuo  progetto?

Decisamente. Credo che l’apertura delle frontiere permettendo il processo di globalizzazione che stiamo vivendo abbia messo in campo nuovo  speranze.
In Puglia abbiamo accolto non so quante culture nel corso degli anni e siamo tutti pugliesi anche se siamo tutti diversi.

Perché un titolo in Inglese?

Penso che sia giunta l’ora di diventare più aperti e di capire che non siamo soli nel mondo e, quindi l’impiego di musiche diverse  apra la strada ad altrettante  lingue diverse. Il tutto all’insegna dell’utilità al servizio della creatività. Se pensi poi che in “we ladies” coesiste il lavoro di un barese assieme a quello di un   leccese capisci che la musica permette anche di superare certi rivalità storiche, tutte italiane:  per le vecchie dicerie baresi e leccesi non potranno  andare mai d’accordo  perché si odiano.
A pensarci bene veniamo tutti dall’Africa.

Come racconterai live questo disco? Avrai con te degli ospiti sul palco?

Dal 19 partono un po’ di date di presentazione in Puglia. Propongo uno spettacolo nuovo con contrabbasso, percussioni, io interagisco suonando un po’ tutti gli  strumenti.
Comunque sabato 19 dicembre sarò all’AGRITURISMO AMICIZIA di Cassano delle Murge (Corso da Cristo Fasano, 162 – per info www.liberamentecanapa.it) in occasione di LIBERAMENTE CANAPA, un evento dedicato alla sensibilizzazione e all’informazione legata a questa pianta e alle sue proprietà; il 27 dicembre sarà invece alle OFFICINE TARANTINE di TARANTO (via di Palma – ore 21.00 – ingresso 3€).

Cosa suonerai?

La mia musica quindi il mio mondo. Ci saranno tutte le hit dei miei precedenti dischi ,cosicché, nessuno potrà dire  che ho abbandonato il reagge che non è solo un genere musicale ma il mio modo di essere.

Chi non ti conosce e viene a vederti per la prima volta cosa deve aspettarsi?

Chi viene a vedermi dal vivo sicuramente non può non notare che  sono una ragazza che si fa pochi problemi sul palco. Basta notare il mio modo di ballare e del quale non mi preoccupo anche se è a rischio di giudizio. Credo fermamente che davanti alla musica non ci siano sesso, religione e restrizione che tengano. Se la musica ti prende  si deve prende l’anima. E quando lo fa è capace ti toglierti ogni inibizione.

E…

E’ arrivato il momento di crescere. La globalizzazione deve unire e servire a conoscere culture mai approfondite. Spero che l’Italia si apra e capisca che oltre alla pasta c’è anche il cous cous. C’è bisogno di confronto tra appartenenze diverse. Può tornare ad arricchire le persone riuscendo a farla essere meno nazionaliste. C’è bisogno di accettazione.
La paura del cambiamento è costante. Se pensi, invece,  che a Cuba insegnano la musica napoletana nei corsi  di storia antica noi potremmo fare altrettanto con le musiche provenienti da altri continenti. La cultura va oltre l’apparire , oltre la paura di deludere solo perché si cambia.

di Giovanni Pirri

 

Lascia un commento