@Signoroni
Ci colpisce la sua semplicità nel descrivere vie che parlano d’amore e, secondo il nostro modestissimo parere, lo fanno mettendoci il cuore.
L’artista del quale ci vogliamo occupare in questo articolo spazia negli ambiti che sono propri dell’ironia colta da talentuosa e amorevole saggezza e questo non solo ci piace ma ci spinge a saperne un po’ di più di Stefano Signoroni che ha deciso di rispondere alle nostre domande.
Chi sono gli MC?
Il progetto nasce nel 2011 in seguito alla pubblicazione di alcuni singoli elaborati insieme a Scopaz, il bassista storico di Eros Ramazzotti.
Sentivo l’esigenza di dare spazio al sogno, speciale, di avere una orchestra in perfetto stile anni ’60. Volevo affrontare musicalmente i grandi autori americani senza andare troppo verso Sinatra ossia con l’esigenza restare un po’ più pop nei miei propositi compositivi.
La cosa bella delle grandi orchestre di quegli anni è che avevano tutte un nome. Così quando è stato finalmente possibile ne ho messa su una: loro ci hanno messo il nome, io la mia faccia.
Diciamo che uno dei problemi chiave della musica di questi tempi è di farla uscire dal piatto. Avere una orchestra aiuta? Se poi si canta anche l’amore ancora meglio?
Assolutamente. L’amore è un concetto universale e può legarsi a mille contesti. Può essere l’amore inteso in senso fisico, nei confronti di un uomo o di una donna, oppure in senso più largo, nei confronti di una casa o verso il nucleo familiare, oppure per le grandi passioni che si scelgono (o ti scelgono?). L’amore di cui parlo io è da intendere nella forma tradizionale.
Attraverso la lettura della tua immagine viene fuori una duplice, possibile, interpretazione della tua essenza. Da una parte osservandoti, noto la tua passione per un mondo fatto di ironia. Dall’altra arriva la voglia di trasmettere positività, tu abitante di un mondo a parte.
Sei riuscito a trovare questo mondo? E’ un mondo unico?
Sei riuscito a cogliere il mio modo di essere. Sono riuscito a trovare una dimensione nel mio percorso artistico, Si lega alla sperimentazione e alla voglia a vivere palchi sempre diversi , senza mai prendermi troppo sul serio e con l’obiettivo di lanciare dei messaggi che ritengo fondamentali per riuscire a trasmettere positività e, quindi poter vivere pienamente la realtà che sto vivendo.
Cosa ti spinge a cambiare?
Quando tutto diventa uno standard. Quando suonare non si trasforma più in una motivazione forte e viene meno l’esigenza di veicolare un messaggio attraverso quello che si fa. E’ quello un momento di stanca all’interno di un progetto che deve secondo me evolvere verso un cambiamento.
Di contro cosa ti fa percepire di aver intrapreso la strada giusta?
Ci sono in ballo sia degli elementi soggetti che oggettivi. Questi ultimi riguardano il riscontro in termini di pubblico. Gli elementi soggettivi riguardano invece lo stare bene con se stessi, con le persone con le quali si lavora tanto da provare la voglia di portare in viaggio lo spettacolo.
Che rapporto è quello che hai con il cinema?
E’ stata una parentesi felice nata per caso grazie a Jacopo Sarno, mio carissimo amico, regista, musicista. Collaborando reciprocamente nei rispettivi progetti musicali quando Jacopo ha cominciato a lavorare con Boldi mi ha chiamato per comporre un brano musicale in stile natalizio . Il brano è piaciuto ed è stato inserito nel film “A natale mi sposo”.
Cosa mi dici dei tuoi live?
Mi esibirò live martedì 22 dicembre al Memo Restaurant Music Club di Milano (via Monte Ortigara 30 – inizio concerto ore 22:00 – per info contattare il numero 02 54019856) il 27 dicembre al Des Alpes Club – Madonna di Campiglio (TN, Italy) e il 31 Dicembre in occasione del Capodanno dello Sporting Club di Monte Carlo, nel Principato di Monaco (Salles Des Etoiles).Siamo il terzo spettacolo dopo la mezzanotte.
A Cosa pensi mentre suoni?
Il mio atteggiamento sul palco evolve ogni volta. All’inizio prendo le misure con gli ascolti, con gli strumenti, poi sposto l’attenzione sul pubblico e se scorgo almeno un sorriso mi lascio trasportare … E se la scaletta è definita non mi faccio problemi a cambiarla in funzione dell’atmosfera che il luogo si dimostra capace di generare.
I cambi sono sul momento, serrati, all’americana.
Hai in programma un disco live, da studio?
Prima pubblicherò il disco in studio che è oramai pronto. Uscirà nel 2016 e Love is The way ci ha aiutato a visualizzare meglio la nostra idea musicale. Ci siamo resi conto che non è natalizio ma è piaciuto ugualmente. Poi dopo, forse pubblicheremo un disco contenente le nostre registrazioni live.
Nel live sono presenti le canzoni dell’album che pubblicherete?
Decisamente sì ma ci sono anche altre canzoni.
Come si intitolerà l’album?
Probabilmente Good Time. Ma è un titolo non definitivo. Vuol essere, comunque, espressione di un tempo di divertimento fatto di ore di musica felici.
Quando si spengono i riflettori tu come sei?
Non sono molto diverso da come sono sul palco. Sono abbastanza preciso e sono molto fiducioso nei riguardi delle altre persone e non sono esente da delusioni poiché ho un carattere, aperto solare.
Ti chiedo di regalarmi il ricordo del concerto più bello che tu abbia mai visto?
In verità ne ho due . Il top del top è stato il concerto di Elton John nel 1994 a Milano nel suo assolo al pianoforte. Lui è il mio più grande mito . Ricordo di averlo incrociato per 20 secondi a Monte Carlo. Il secondo è il primo concerto della mia vita. L’ho vissuto nel 92 insieme a mio padre ed è stato quello di Paul McCartney
E…
Sarò banale ma il mio messaggio libero esprime la mia voglia di fare. Ho nostalgia di come si faceva musica / spettacolo una volta. Studiando magari una forma di intrattenimento più moderna ma illuminata si potrebbe riproporre anche oggi. Se ci pensi, i tempi di cui parlo avevano la Tv che educava e artisti come Mina, Le Kesler e tanti altri avevano il ruolo di abituarci ad una certa sensibilità musicale. Oggi si crede che la gente non possa capire altro all’infuori di quello che gli si propina.
Secondo me che la gente non possa capire è una grande bufala. Se la gente non comprende, tace e si mette ad ascoltare. Ricordo un concerto in Piazza Duomo a Milano (6 dicembre) con Burt Bacharach. Suonò così meravigliosamente da riuscire a cogliere di sorpresa tutto il pubblico presente che ammutolito finì con l’ascoltarlo fino in fondo.
Morale: Il senso dell’arte deve spingere all’evoluzione anche se il momento di caduta è fisiologico. Per questo è importante tornare a suonare live o con strumenti suonati veramente.
di Giovanni Pirri