Le interviste di Allinfo.it: Mauro Brisotto

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SEGUI LA TUA STELLA (Ghiro Records), è il brano  firmato dal cantautore di Pordenone MAURO BRISOTTO. L’artista, con questo singolo, ha dato vita a un progetto di solidarietà, volto ad aiutare le famiglie colpite dal terribile terremoto avvenuto in Nepal lo scorso 25 aprile.  Lo abbiamo raggiunto al telefono per sapere come sta andando il progetto.

SEGUI LA TUA STELLA Sonorità che evocano atmosfere che sembrano catapultarci, come d’incanto, in  giungla?

Il tappeto musicale potrei definirlo un mix tra le nostre sonorità e quelle Nepalesi.
Abbiamo fatto due spedizioni, l’ultima quattro settimane fa e abbiamo calpestato montagne e risaie  e tutto ciò abbiamo cercato di rievocarlo nel brano.

Quali sono stati gli aiuti concreti che siete riusciti, sino ad ora, a portare in loco?

Abbiamo realizzato 110 shelter d’emergenza realizzati con materiali recuperati sul territorio e riutilizzati e dato, così ,riparo a quasi 500 persone. I Monsoni stanno arrivando e abbiamo ancora poco tempo.

Nella costruzione avete coinvolto e formato mano d’opera locale?

Sì, abbiamo addestrato la popolazione per darle modo di essere autonoma. L’imperativo è riuscire  a velocizzare questo processo di costruzione.

Si dice che la natura possa fare a meno di noi mentre noi no?

La natura è così imprevedibile però ci offre / lancia anche grandi opportunità: messaggi che, spesso, non siamo capaci di cogliere. Credo che in ogni singolo male si nasconda sempre un po’ di bene capace di unire le persone e di aiutarle a superare ciò che, sul momento, può sembrare   non superabile.

Come è iniziato il vostro viaggio?

Abbiamo un amico che vive a Katmandu e quando c’è stato il terremoto ad Aprile, io e mia sorella abbiamo vissuto da vicino e con il fiato sospeso ciò che stava accadendo lontano  da noi. Ci siamo, dunque, attivati per iniziare la raccolta fondi e siamo rimasti stupiti della grande generosità con la quale le persone hanno risposto:   abbiamo raccolto più di quanto avremmo mai pensato di raccolgiere e quando siamo andati a Katmandu, la prima volta, ci siamo messi subito in contatto con i capi villaggio. Da lì abbiamo compreso che c’era l’urgente necessità di non interrompere il nostro operato. Conoscendo meglio le realtà locali è  stato   possibile darsi un piano diverso e più ampio oltre che ben strutturato.

Qual è, secondo te, il segreto di questo piccolo grande successo?

La grande e reciproca voglia  di aiutarsi.

Una opportunità irripetibile che vi sta arricchendo di nuova consapevolezza?

Un modo per smettere di considerare quello che abbiamo  come scontato e l’occasione per  riflettere sul valore di ciò che si possiede.
La settimana passata insieme alle popolazioni in difficoltà ci ha insegnato a riflettere meglio su alcune questioni importanti della nostra vita donandoci il modo di ricordarci che si può essere felici anche con poco.
Abbiamo tanto ma non ce ne rendiamo conto, soprattutto se pensiamo che mentre noi abbiamo l’acqua nei rubinetti le popolazioni locali  si lavano e bevono l’acqua piovana. Mi è rimasta particolarmente impressa una famiglia unita intorno al fuoco che, nonostante la tragedia da poco affrontata, aveva voglia di cantare e di continuare ad essere felice assieme.

E magari ci si accorge che sorridere è gratis?

Sorridere è gratis è il mio motto e credo sia un atto fondamentale, a noi stessi dovuto.

Questo progetto ha unito anche due fratelli?

Decisamente sì

Quali sono state le manifestazioni più eclatanti?

Abbiamo avuto una accoglienza eccezionale e ci sono venuti a prendere in aeroporto e hanno condiviso con noi anche quel poco che avevano. Questo ci ha colpito. Un giorno il capo del villaggio del quale eravamo ospiti ci ha messo due collane di fiori al collo,  in segno di gratitudine, insieme ad  una sciarpa., Questo gesto per loro assai carico  di significati,  ci ha aperto il cuore. Calore ed affetto tali non si possono dimenticare tanto facilmente.

Come sta andando la campagna?

Nella Capitale gli aiuti sono arrivati grazie a  C.R.  ITALIANA, CINESE e  CANADESE e tante realtà sono state già messe nelle condizioni di iniziare una importante fase di recupero.  Noi, quindi, ci siamo occupati  dei villaggi quasi per nulla raggiunti dagli aiuti internazionali e, in breve, tutto ciò che abbiamo fatto ,  ha preso una piega notevole e quindi abbiamo avuto la possibilità di soddisfare la richiesta principale che ci eravamo imposti come obiettivo: gli Shelter.
Prossimamente organizzeremo un container con tutto il materiale che siamo riusciti a  raccogliere (vestiti per uomini, donne, bambini, coperte, sacchi a pelo, etc) e stiamo cercando di conoscere e, quindi, di ottimizzare  i costi di spostamento. Porteremo  anche attrezzature sanitarie .

E’ un progetto che ha una data di scadenza?

Si sta sviluppando, a piccoli passi   e più riusciremo a raccogliere e più saremo in grado di  studiare nuovi obiettivi per migliorare la qualità della vita delle popolazioni nepalesi.

Magari a finanziare anche il concerto di chiusura della campagna della band?

(sorride) Stiamo sempre lì sul pezzo e stiamo preparando anche un  videoclip che abbiamo pensato di montare come un   documentario delle nostre attività.

E…

Se vogliamo fare qualcosa si può fare e se ci sono buone iniziative da realizzare è bene dare il massimo per renderle possibili. Spero che la gente possa continuare a credere nelle nostre intenzioni come ha già fatto e sta continuando a fare.
Noi italiani sappiamo essere molto solidali e, questo, è già di per sé un valore inestimabile.

di Giovanni Pirri

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