Le Interviste di Allinfo.it : Barbara Vargiu di Abbabula, il Festival che unisce il sud del Mondo

abbabula_festivaldVfXxump(@LeTerribili) (@Bvargiu) #abbabula2015

Dopo l’anteprima a Santu Antine, la 17^ edizione  del festival  ha svelato le sue carte.   Abbabula 2015 spenderà la sua esperienza fra musica e suggestioni, luoghi magici, la luna e i tramonti. Per saperne un po’ di più su questo festival che, anno dopo anno, sta consolidando in maniera notevole il proprio operato sul territorio, sia sardo che internazionale, abbiamo raggiunto al telefono Barbara Vargiu, una de Le ragazze Terribili, l’associazione Culturale che da 27 anni si muove con passioni e sogni all’interno di  un luogo che conosce bene  il significato della parola Paradiso.

Ci colpisce il fatto che l’anno di questa edizione venga considerato come quello della sfida. Qual è la sfida che vi state preparando ad affrontare?

Fino allo scorso anno era tutto diverso. Diversa era la location (centro città, borgo) e diverso era il periodo (seconda settimana di maggio) . In questa edizione ci siamo spostati  a Monte d’Accoddi, in un complesso di epoca prenuragica (parliamo di 3 mila anni fa) e non abbiamo idea di come risponderà l’ambiente e quale target di pubblico ci seguirà, fermo restando che dovremo tenere conto dei paletti che  la sopraintendenza ci ha imposto per garantire la sicurezza delle persone. Dunque questa edizione è una sfida perché sarà davvero molto impegnativa.

E lo è anche dal punto di vista musicale visto che vuole unire la musica tuareg di FARIS AMINE e la musica etnica di BABA SISSOKO (31 luglio) con la musica tendente al pop di Brunori Sas (30 luglio) e di Alessandro Mannarino (1 agosto). Qual è il filo che unisce tutto ciò?

Il Festival Abbabula nasce come festival d’autore e, quindi il pop che proponiamo in alternativa alla musica etnica di Faris e Baba si sposa benissimo con due cantautori come Brunori e Mannarino, che riteniamo essere cantautori di grande spessore. Quando scegliamo il cast l’obiettivo è quello di imporre al nostro pubblico il senso ed il valore di un vero e proprio sigillo di garanzia. Punta a  offrire solo qualità. A volte, per garantire ciò, scegliamo di essere  precursori di certe mode.  Mannarino, ad esempio, oggi conosciutissimo e, quindi, molto richiesto  è già stato da noi cinque anni fa, dunque in tempi meno sospetti. La scelta del gran finale del Festival è stata affidata a lui perché, ancora oggi ,continuiamo a pensare che  gli artisti che decidano di credere in noi vadano premiati.
Per quanto riguarda, poi, la musica di Faris Amine e di Baba Sissoko inutile dire che sia adatta per fondersi, con tutto il rispetto dovuto, alla magia dei luoghi.   Dunque Baba e  Faris, secondo la nostra visione, sono in grado di raccontare musicalmente al meglio  le atmosfere di luoghi  nei quali l’impeto della natura è protagonista e  merita di essere condiviso il più possibile.

Però c’è anche grande attenzione per la musica sarda? E’ viva?

Certamente. Non è mai stata così viva tant’è che presentiamo una produzione del Festival che si chiama #KOI Cantando – Danzavamo.
“#KOI – Cantando Danzavamo” è il viaggio fra terra, acqua, aria e fuoco in cui i performers conducono lo spettatore in un rituale sospeso nel tempo. La regia e la direzione artistica è di Chiara Murru e le elaborazioni elettroniche e il live set di Frantziscu Medda Arrogalla. Protagoniste le maschere dei mamuthones realizzate da Franco Sale.
In “#KOI – Cantando Danzavamo” lo studio della maschera tradizionale unito a quello di nuove sonorità elettroniche rappresenta un elemento che “unisce” il Mediterraneo, i suoi siti, la sua storia, in un progetto che ha la Sardegna come terra d’origine.  Lo spettacolo   è stato già protagonista  domenica 21 giugno dell’anteprima del Festival Abbabula che si è tenuta presso il nuraghe Santu Antine a Torralba e durante la “Notte dei Poeti” di Nora e, infine,  nell’ambito dell’European Jazz Expo che ha comprato lo spettacolo. Però oltre a   questo, all’interno della programmazione sono presenti altre realtà sarde  come Matteo Sau,   Nasodoble, Arrogalla, River of Gennargentu, Apollo Beat, Matteo Gazzolo e Eugenio Caria, Luigi Frassetto Quartet, Claudia Aru, Mowman. La speranza  e  di creare un legame saldo tra musiche dei luoghi e il turismo.

Quindi, ricapitolando, il Festival è una  dichiarazione d’esistenza importante che si apre alle contaminazione e anima i luoghi?

Luoghi che aiutano a riflettere sul passato,  ci permettono di vivere meglio e più consapevoli il presente e di gettare un occhio, importantissimo, al futuro.

Che responsabilità è avere alle spalle 16 edizioni?

Quella che ci impone di fare delle scelte ben precise e di aprirci alle sfide  con l’amorevolezza di chi vuole crescere il proprio Festival con tutto l’affetto che si merita.

L’anteprima nasce come passaggio di testimone fra le diverse edizioni?

E’ già successo in altre occasioni di proporre delle anteprime. Ricordo Bollani due anni fa e tanti altri artisti prima di lui. Artisti   in tour nella nostra terra  che  avevano manifestato il piacere di testimoniare la propria vicinanza a favore di abbabula. Anche  le anteprime imponevano una scelta dei luoghi adeguata e, da questa esigenza, è poi spuntata l’idea di conoscere e condividere, insieme, nuovi spazi.

Cosa auguri a questo festival? Sogni qualcosa in particolare?

Che arrivi a raggiungere un grado di sintonia perfetto con il suo  pubblico e lo ponga nella condizione di essere il  punto di riferimento per tanti oltre che sinonimo di garanzia. E’ successo tante volte di ospitare nomi che sono diventati successivamente grandi e ciò va nella direzione della costruzione della fiducia nel rispetto della qualità. Qualità che ci aiuta a non dimenticare che la Sardegna ha ancora  tanto da far vedere … spesso però noi sardi siamo i primi a dimenticarcelo.

Capita che i sogni si scontrino con il pragmatismo delle Istituzioni. Che tipo di rapporto siete riusciti ad instaurare con l’amministrazione locale?

Positivo. Operiamo da tanti anni sul territorio e la nostra Associazione culturale ha 27 anni di storia alle spalle. Storia mista ad esperienza  che non passa più inosservata.

E…

Vorrei che passasse che c’è la volontà di creare un progetto capace di unire il Sud del mondo ai confini del Mediterraneo in una ottica di costruzione di quella   sottile linea meridoniale che può aiutarci ad accrescere il rispetto per le diverse culture. Crescita che può renderci   persone migliori e più consapevoli.

di Giovanni Pirri

 

Lascia un commento