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Luigi Grechi ha deciso di ripercorre i suoi successi ispirati al mondo musicale d’oltreoceano ma anche a tematiche “di casa nostra e la sua raccolta si mostra sempre in bilico tra il folk e l’alt-country, riproponendo brani che non sono invecchiati ma che hanno ora una nuova vita.
Per questa ragione abbiamo deciso di intervistarlo e parlandoci a lungo ci ha colpito per il suo atteggiamento sincero / propositivo… Ascoltando la sua raccolta non possiamo non riconoscergli quella autenticità che gli è propria: lui che, a rileggere la sua storia ha messo al centro più la musica del suo nome… lui che ha speso tempo e ancora ne spende per dare voce a quella autenticità (nostro giudizio) che gli consente di raccontare storie e di farne, anch’egli parte, Luigi cantautore attento alle sue radici e a quelle di un nuovo tempo che aspetta solo di essere suonato e di trasformarsi in una occasione importante per le nuove generazioni. Del resto chi ha vissuto sulla propria pelle la responsabilità del Folkstudio non può dismetterla come fosse un vestito o un attrezzo da lavoro. E a proposito del Folkstudio ci tiene a dire “Lo spirito del folkstudio l’ho vissuto come qualcosa che mi ha dato esperienza. Non è che fossero tutte rose e fiori , colmo anch’esso di invidie e di comportamenti da saltimbanco“.
Luigi perché la raccolta “Tutto quel che ho 2003-2013” (etichetta Caravan – distribuzione iCompany)?
Pensavo fosse il momento giusto. Nonostante, i pochi live acustici che mi concedo ho notato un crescente interesse nei miei riguardi. Allora ho pensato di far conoscere a chi mi ha sentito cantare, durante i live, le mie canzoni in chiave minimale, i brani da me suonati negli arrangiamenti originali cercando così di offrire una rilettura del mio repertorio in chiave diversa dal folk, linguaggio musicale a me più congeniale.
Trovo interessante la precisazione che la vede definirsi più un folk singer che un country man. Che rapporto ha con le definizioni?
Il rischio delle definizioni è quello che rimangano un po’ strette. Se ci pensi la parola “country”, tradotta indica la “campagna” ma il country di oggi e tutt’altro che di campagna. Lo era negli anni 20 quando tutti i campagnoli del Sud degli Stati Uniti, spinti dalla crisi economica, costretti a migrare nelle città cominciarono a maturare, col tempo, una nostalgia importante per i luoghi d’origine. Nostalgia che spinse le radio a trasmettere la musica in grado di rievocare le tradizioni campagnole. Dagli anni 20 in poi la musica Country, potendo usufruire dei mezzi offerti dalla strumentazione moderna (la chitarra elettrica, la batteria e altri), è divenuta sempre di più di città. Di fatto un’altra realtà. A pensarci bene la stessa cosa è successa in Italia con il liscio. Alle origini era suonato con fisarmonica, chitarra e mandolino mentre, oggi, l’elettronica ha sostituito e modificato i suoni originari rendendoli una melodia “altra”.
Il carico da 12 ce lo ha messo poi il Cinema che ha pensato bene di associare allo stile country brutte immagini legate alla parte più gretta e più qualunquista del country. Mi ricordo che, agli inizi degli anni 80, quando si suonava questa musica nei locali, era inevitabile trovare persone pronte a ricondurre tali melodie allo sterminio degli indiani.
Tutto ciò a dimostrazione del fatto che, il termine / definizione “Country man”, è una definione che richiede troppe precisazioni e quindi mi piace evitarla.
Qual è stato l’approccio di rilettura alla sua carriera: da scettico o da curioso?
Tutto è partito da una idea di raccolta degli ultimi tre dischi prodotti. Idea che ha trovato il proprio nome prendendo spunto dalla prima canzone “Ma che vuoi da me?” che nel suo testo recita la frase “...ma che vuoi da me? ma che vuoi?… devo darti proprio tutto quello che ho?“. Trovato il nome la strada che ho dovuto percorrere in breve tempo è stata più facile. Giocando con le tonalità e le sonarità dei pezzi, la cosa mi ha incuriosito e la raccolta è venuta praticamente da sé. Mi sono accorto che le canzoni , pur avendo più di 10 anni, suonavano ancora fresche. Ho pensato, quindi, che il pubblico che aveva perso traccia delle versioni originali delle canzoni del mio repertorio , seppur edite (ma introvabili), avrebbe potuto ascoltarle come per la prima volta.
Segni particolari?
“Senza regole” non l’avevo mai suonata live per motivi tecnici . In “Senza regole” spicca l’armonica a bocca di Francesco e non era possibile una riduzione del suo arrangiamento in chiave acustica.
Noi tutti l’abbiamo conosciuto come Luigi Grechi, da un po’ ha deciso di rispolverare il suo vero cognome: frutto di un lavoro interiore che mostra un approccio al suo passato totalmente diverso?
Quando ho deciso di chiamarmi Luigi Grechi e non Luigi De Gregori l’ho fatto per due motivi: uno per non creare confusione e identificare meglio i miei prodotti senza correre il rischio di incappare in fraintendimenti poco utili sia a me che alla carriera di mio fratello: l’altro per calvalcare un po’ il bisogno giovanile di definire me stesso (leggasi ansie di identità). Ora che non sono più giovane, non mi interessa più la ricerca dell’identità e non mi preoccupo più di usare il mio reale cognome…Insomma non ho più bisogno di identificarmi diverso o uguale. Francesco più volte mi ha spronato a compiere questo passo nella nuova direzione. Ovviamente non potrei mai dismettere il mio cognome d’arte.
Qual è la felicità più bella legata a questo album ?
La felicità di averlo riascoltato e di esserne soddisfatto. Se avessi potuto incidere un album di inediti di 18 brani non avrei mancato di pubblicare alcune canzoni ma non si può avere tutto.
Anche se…
Il disco è per me solo un biglietto da visita perché è una cosa fredda. La vendita dei dischi, prima, ti concedeva enormi possibilità. Oggi che i dischi non si vendono più rappresentano solo una fredda fotografia di una realtà melodica che i live, per fortuna, possono rendere viva. Per questa ragione preferisco più avere un contatto diretto con il pubblico che spendere tempo in studio. L’uscita di un disco nuovo ti regala un bel momento ma dura un attimo. Il live invece ti rimane dentro e si consuma lentamente. Anche mio fratello Francesco ama ripercorre e cambiare quello che fa e in questo siamo simili.
Questa raccolta la sta aiutando a scrivere nuovi brani?
Ho un rapporto complicato con la scrittura. Scrivere a tavolino non mi riesce. Ogni tanto, annoto parole e accordi su un foglietto o sul computer o dove capita. Il foglietto capita di perdermelo ma quello che fisso nella mente rimane indelebile e matura lentamente. E qualcosa nel cassetto sta maturando.
Questo disco ha aperto qualche cassetto in più?
C’era un pezzo che Francesco ha scritto quando era appena diciottenne. E’ un brano che avevo inciso in “Angeli e Fantasmi ” e che più volte ho montato, smontato e rimontato divertito dall’ascolto ripetuto del tape originale che traccia la voce di Francesco. Lui la sua versione di quel brano non l’ha mai incisa perché non l’ha mai trovata rispondente alla sua immagine.
Cosa vuole che arrivi a chi ascolta questa raccolta per la prima volta?
Non mi sento il profeta che vuole proporre idee o soluzioni. Spero arrivi che … racconto me stesso, quello che capita, che mi gira intorno. Io non sono un messaggio ma la mia verità da diffondere. Ci sono tanti tipi di artisti, quelli che amano identificarsi attraverso gli altri e quelli che amano lavorare sulla propria identità senza scendere a compromessi. Io mi sento di appartenere più a questi ultimi.
E…
Spero di esser riuscito a trasmettere la mia autenticità e possa aprire una strada nuova ad altri musicisti in cerca della propria identità. Io non temo la concorrenza, anzi, penso sia utilissima.
di Giovanni Pirri
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Ecco la track List di “Tutto quel che ho 2003-2013”
1 Ma che vuoi da me / 2 Al primo canto del gallo / 3 Il Bandito e il campione / 4 L’Isola di toni / 5 Torna il bandito / 6 La Strada è Fiorita / 7 L’Angelo di Lyon / 8 Al falco ed al serpente / 9 Senza regole / 10 Ultime della sera / 11 Dublino / 12 Aldilà del confine
Artista: LUIGI “GRECHI” DE GREGORI
Album: TUTTO QUEL CHE HO 2003 – 2013
Data di uscita: 16 Giugno 2015
℗ 2015 iCompany – Caravan
Distribuzione: iWORLD